mercoledì 23 ottobre 2013

Attivisti di Greenpeace intrappolati nel meccanismo della grande Matrioska russa

Al giorno d'oggi sembra impossibile che un sistema giudiziario sia basato su leggi tanto antiquate, ingiuste e razziste. Nel paese che si fa conoscere in tutto il mondo per le leggi omofobe e per i vizietti del dittatoriale presidente Putin si arrivano a imprigionare persone con ogni scusa. Stavolta è toccato ad attivisti di Greenpeace. Ma stando agli esperti è quasi impossibile uscirne da quel meccanismo. Eh si perché il piccolo grande uomo ci tiene che le sue leggi e le sue convinzioni siano rispettate. E allora perché non condannare degli attivisti per pirateria? Ma il caro vecchio Vlad non è d'accordo, pirateria è esagerato; qualcosa di più adatto troveranno sicuro prima del processo...magari proprio prima dell'inizio!

V.

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Esperti: l'attivista danese sarà al 99 per cento condannata

di Søren Munch, Jyllands-Posten, 23 ottobre 2013

L'esperto danese dice che i tribunali russi non hanno l'abitudine di assolvere gli imputati
La danese Anne Mie Roer Jensen, in carcere in Russia da più di un mese, ha poche possibilità di essere assolta quando lei e gli altri 29 attivisti di Greenpeace andranno davanti alla corte di Murmansk a fine novembre.
La danese ha davanti a sé il 99 per cento di possibilità di ottenere una pena detentiva, dice l'esperto.

Solo l'1 per cento assolto
"Anche se gli attivisti hanno avvocati che li difendono, la vera domanda è quanto i tribunali li ascoltino. Solo l'1 per cento di coloro che vengono accusati di tribunali russi vengono assolti, quindi le loro possibilità non sono molto buone." dice Lars Poulsen-Hansen, esperto di Russia e precedente lettore all'università di Copenhagen, a metroexpress.
Ci sono poche probabilità che la sentenza possa essere pronunciata da una corte danese o che possano ottenere la grazia, dice l'esperto.

Esperto: la sentenza deve essere pronunciata
Lars Poulsen-Hansen dice che lui "non ricorda casi in cui, dopo una condanna dal tribunale russo, il condannato sia stato portato altrove".
Anche se il presidente Vladimir Putin ha detto che un'accusa di pirateria contro gli attivisti sarebbe esagerata, i 30 attivisti hanno poche speranze di ottenere la grazia.
"Se ci sarà una sentenza molto probabilmente avranno una condanna" dice Lars Poulsen-Hansen.

Greenpeace: un processo politico
La danese e gli altri 29 attivisti di Greenpeace si trovano in una prigione di Murmansk, dove il rapporto nei loro confronti è il disprezzo. Alcuni detenuti hanno la tubercolosi, in alcune celle ci sono i topi poiché i detenuti non toccano il loro cibo e molti prigionieri sono relativamente isolati, senza contatti con i compagni di prigione.

Trine Christensen, vice segretario generale di Amnesty in Danimarca, si riferisce al sistema giuridico russo come sistema "politico" e lei teme il peggio, soprattutto per quando verranno presentate le prove.
"Gli avvocati non hanno abbastanza tempo per parlare con i loro clienti, i processi saranno spostati e le prove compariranno improvvisamente in aula senza che gli imputati abbiano la possibilità di prepararsi riguardo a esse" dice a metroexpress e chiede al governo danese di seguire la linea dura di Olanda e Germania nei confronti della Russia.

Critiche dai giganti dell'energia
Gli attivisti erano stati arrestati dopo che gli attivisti di Greenpeace erano saliti a bordo della piattaforma petrolifera dell'azienda di energia a compartecipazione statale Gazprom nel Mar Glaciale Artico il 21 agosto.
Da allora molto dei parntner occidentali della Gazprom, tra cui il gigante energetico Shell e l'azienda di energia italiana ENI, hanno esortato la Russia a rilasciare gli attivisti.

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