Jan Winter, Dagens Nyheter, 16 novembre 2013
Un nuovo libro sulla crudele brutalità dei secondini
norvegesi durante la seconda guerra mondiale solleva dibattiti e indignazione
in Norvegia. Molti sono critici sulla scelta dell’autore di dare un nome a
questi uomini nel libro.
Il nuovo libro del giornalista radiofonico norvegese Erik
Veum, “Hirden 1933-1945”, della serie “Uomini senza pietà”, suscita forti
emozioni perché affronta fenomeni della storia norvegese che molti vorrebbero
affossare. Ma principalmente il libro è stato criticato perché rivela i nomi
dei norvegesi che lavorarono per i tedeschi, nei campi di prigionia o nelle stesse
truppe norvegesi naziste, l’ “Hirden”.
Veum in particolare si è concentrato sul periodo dal giugno
1942 all’aprile 1943, quando i battaglioni di guardia della Hirden erano
responsabili dei campi di prigionia tedeschi in Norvegia.
-Stiamo parlando di crimini di guerra talmente gravi che
alla fine i tedeschi dovettero buttar fuori i norvegesi. Durante questi mesi
compirono uccisioni sadiche, torture, maltrattamenti e abusi, anche sessuali-
dice Veum alla radio norvegese.
Anche se molti hanno criticato Veum per gli elenchi di nomi,
in cui ce ne sono circa 400 di chi ha prestato servizio nel Battaglione di
Guardia, i ricercatori sono con lui sul fatto che la storia debba essere
riportata.
In tutto 962 norvegesi sono stati giustiziato dopo la guerra
per alto tradimento.
Uno degli esempi più terribili della voglia di uccidere dell’Hirden
è stato il trattamento dei 2.600 prigionieri jugoslavi che i tedeschi
deportarono dai Balcani alla Norvegia. Alla fine solo 500 sopravvissero, il
resto fu assassinato dall’Hirden.
Il direttore del Museo della Resistenza di Oslo, Arfinn
Moland, è uno di coloro che mette in dubbio l’utilità della pubblicazione dei
nomi nel libro
-Un inutile trauma per i parenti, che non ha alcuna valenza
storica- dice Moland
Lo storico Michael Stokke è dello stesso parere
-Si tratta di persone che hanno espiato i loro crimini 70
anni fa. Quelli che sono ancora vivi o le loro famiglie dovrebbero evitare di
essere ricordati adesso-
Ma Veum ha obiezioni.
-Abbiamo bisogno che ci venga ricordato che il male può
anche essere norvegese. Che anche il norvegese apparentemente ordinario può commettere
azioni terribili in determinate situazioni. Per questo sono necessari anche in
nomi, in un libro del genere- dice Veum
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